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Il Monachesimo Colombaniano

Colombano rappresentò una delle espressioni più significative della tradizione monastica irlandese. Da giovane, dopo un periodo di formazione a Cleenish, una fondazione monastica sita su un isola nel nord-ovest dell’Irlanda, entrò a far parte della grande comunità di Bangor, presso Belfast.

La vita a Bangor, uno dei principali monasteri irlandesi, era consacrata alla preghiera, alla penitenza, allo studio, al lavoro. La struttura stessa degli edifici che costituivano il monastero irlandese era del tutto peculiare: le costruzioni venivano solitamente realizzate all’interno di un’area circolare chiusa da un argine di pietra o di terra e circondato esternamente da un fossato. All’interno il fabbricato più importante era la chiesa, o oratorio, una costruzione rettangolare di assi o di rami di quercia intrecciati. Era un edificio non di grandi dimensioni. Le celle dei monaci erano capanne fatte di rami di salice, disposte intorno alla chiesa, in cui abitavano uno o due monaci. Altri edifici erano il dormitorio e il refettorio, e se il monastero, se importante, aveva aggregata una scuola. Col tempo la comunità monastica crebbe fino a diventare una vera e propria cittadella.

La lunga veste bianca dei monaci irlandesi li rendeva simili ai fratelli orientali, ma anche agli antichi druidi, rimarcando agli occhi dei celti il carattere di sacralità di questi uomini che avevano offerto le proprie esistenze a Dio.

La loro vita quotidiana era un costante ciclo di preghiera, lavoro manuale, studio e mortificazione. La forza del movimento monastico nella Bangor di Colombano così come in tutti i monasteri irlandesi era nel fortissimo ascendente esercitato sul popolo da uno stile di vita ascetico ma improntato sulla libertà della persona.
“Se togli la libertà togli la dignità”: così ebbe a scrivere Colombano. 

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